sabato 31 marzo 2012

La schedina del weekend: 31 marzo - 1 aprile 2012

Ecco i miei consigli per questo weekend.
Scommessa Facile - Scommessa Difficile

venerdì 30 marzo 2012

Twitty-amo?

Ieri questo blog è arrivato a toccare i 50 post consecutivi. Questo mi rende molto fiero. E sempre ieri ho scritto tantissime cose: due che avevo arretrate da molto tempo, e moltissimi intro per nuovi post del blog. Stamattina ero pronto a pubblicarne uno, poi vagando nel sito di Repubblica ho trovato una notizia:
Che fine ha fatto @sarofiorello? L'ultimo tweet per Rossella Urru.
Fiorello sparisce da Twitter. L'ultimo cinguettio il giorno della falsa notizia della liberazione di Rossella Urru. «E' il caso di dire hip hip urruuuuuu» aveva scritto Fiorello, dal suo accout @sarofiorello. Poi il silenzio, fino alla cancellazione dell'account. Cercando il suo nome, ora, appare la scritta "questo nome non esiste". Secondo una mia teoria il suo abbandono è legato alla storia di Rossella Urru. Molti media italiani infatti avevano dato il merito della sua liberazione proprio a Fiorello, che con i suoi tweet aveva reso celebre la sua situazione. Tanto di cappello: mi piace quando i vip, o comunque persone la cui opinione ha un eco particolare, si fanno paladini di una causa. Ma forse qui si è andato oltre, come sei i sequestratori di Rossella fossero followers di Fiorello.
Io, da accanito utilizzatore di Twitter, come si vede qua sulla destra, non posso che esserne felice. Prima del suo show, #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, scritto con il cancelletto dell'hashtag anche in tv, era un isola felice. L'arrivo di molti vip che non fanno altro che pubblicizzarlo nei loro programmi (Gerry Scotti su tutti), aveva attirato molti utenti che non capivano l'utilità di questo social network e non facevano altro che chiedere retweet ai vip, cosa alquanto inutile.
Twitter infatti nasce come microblog, che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri. Quindi nasce come qualcosa di personale: se non si ha nulla da dire, meglio non farlo. Quando mi è capitato di parlare di Twitter, molti, se non tutti, rispondevano: "Non lo capisco" oppure usavano la scusa "E' da americani." Ora io dovrei dire qualcosa del tipo: "Ma no, è facile" o altro. Invece non dirò nulla, voglio evitare che si iscriva gente tanto per farlo. Iscrivetevi se siete curiosi e se avete qualcosa di interessante da dire.
Il Vostro

giovedì 29 marzo 2012

Le restanti parole intraducibili

Ieri parlavamo della "saudade". Una lista compilata dalla BBC, dopo aver chiesto le opinioni di un migliaio di traduttori professionisti, ha decretato che la parola portoghese è la settima più difficile da tradurre. Attenzione: non è intraducibile, ma è una parola che contiene tante sfaccettature impossibili da tradurre in altre lingue solo con una parola.
La classifica è guidata da una parola Tshiluba, lingua parlata nel sud ovest della Repubblica Democratica del Congo "Ilunga".
"Ilunga" significa "una persona che è disposta a perdonare eventuali abusi per la prima volta, a tollerare una seconda volta, ma mai una terza volta."
Al secondo posto la parola "Shlimazi" in Yiddish (lingua germanica parlata da ebrei, soprattutto nell'Europa centrale e orientale), che significa "una persona cronicamente sfortunata", ed al terzo "Radioukacz" che in polacco indica "una persona che lavora come telegrafista per i movimenti di resistenza del regime ".
Secondo il responsabile della ricerca, Jurga Ziliskiene, anche se le definizioni sopra riportate sono apparentemente precise, il problema per il traduttore è quello di riflettere, in altre parole, riferimenti alla cultura locale che le parole originali trasportare. Dice infatti: "Probabilmente si può cercare nel dizionario per trovare il significato," ha detto. "Ma ancora più importante, sono l'esperienza culturale e l'enfasi culturale delle parole."
Ecco a voi la classifica completa:
  1. "Ilunga" (Tshiluba) 
  2. "Shlimazl" (Yiddish) 
  3. "Radioukacz" (polacco) 
  4. "Naa" (giapponese) - una parola usata solo in una regione del paese per sottolineare dichiarazioni di accordo con qualcuno
  5. "Altahmam" (arabo) - una sorta di profonda tristezza
  6. "Gezellig" (olandese) - padrone di casa accogliente
  7. "Saudade" (portoghese) - sensazione di nostalgia, mancanza di qualcosa o qualcuno 
  8. "Selathirupavar" (Tamil, una lingua parlata nel sud dell'India) - una parola usata per definire un certo tipo di assenza ingiustificata a fronte del dovere.
  9. "Pochemuchka" (russo) - una persona che fa troppe domande.
  10. "Klloshar" (albanese) - una persona perdente.

mercoledì 28 marzo 2012

L'intraducibile saudade

Post dedicato ad Antonio Tabucchi, morto tre giorni fa, autore di "Sostiene Pereira" il primo libro che lessi con piacere anche se era un compito a casa. Lui grande amante del Portogallo, tentò di tradurre spiegare in italiano la parola saudade.
La Saudade ([sawˈdadɨ] portoghese) è un termine che indica una forma di malinconia, un sentimento affine alla nostalgia. In alcune accezioni la saudade è una specie di ricordo nostalgico, affettivo di un bene speciale che è assente, accompagnato da un desiderio di riviverlo o di possederlo. In molti casi una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro.
La parola è l'unica utilizzata per designare tutte le varianti di questo sentimento. In tal senso è spesso considerata intraducibile in altre lingue. Saudade può essere comunque tradotta, approssimativamente, anche come struggimento, tristezza di un ricordo felice. Antonio Tabucchi, da raffinato conoscitore della lingua e cultura portoghese, spiega la Saudade come un senso di nostalgia tanto legato al ricordo del passato quanto alla speranza verso il futuro e propone come traduzione il dantismo disìo, come compare nel canto VIII del Purgatorio:
« Era già l'ora che volge il disìo
ai navicanti e 'ntenerisce il corelo 
dì c'han detto ai dolci amici addio »
(Dante Alighieri, Divina commedia: Purgatorio)

L'uso del termine ha probabilmente origine all'epoca del colonialismo portoghese, quando iniziò ad essere usata per definire la solitudine dei portoghesi in una terra estranea, lontani dai loro cari.
Si può avere saudade di molte cose:
  • di qualcuno che non c'è più,
  • di qualcuno che amiamo e che è lontano o è assente,
  • di un caro amico,
  • di qualcuno o qualcosa che non si vede da tantissimo tempo,
  • di qualcuno con cui non parliamo da molto tempo,
  • di un luogo caro (la patria, il proprio paese, la propria casa),
  • di un cibo,
  • di situazioni,
  • di un amore.
  • di un qualcosa che hai nel momento che la senti ma che sai che in futuro lo perderai.
L'espressione matar a saudade (o matar saudades) è utilizzata per esprimere la scomparsa di questo sentimento, ad esempio, ricordando, parlando di un fatto passato, reincontrando una persona, rivedendo un luogo o rivivendo una situazione.

martedì 27 marzo 2012

Fauna sui treni: Ep.2 I branchi

La settimane scorsa sempre su queste pagine, e sempre dal treno, avevo illustrato i vari tipi di esemplari di persone che si possono incontrare sul treno. Questa volta non voglio ragionare singolarmente, ma in gruppo, o per meglio dire "in branco". Per branco intendo un gruppo di persona (tre o quattro) che già si conoscono prima di salire sul mezzo, e sono consapevoli di dover fare il viaggio insieme. Anche se solitamente l'effetto è amplificato se l'incontro risulta casuale.
Partiamo dalla categoria che per natura ha bisogno di fare le cose in branco: le ragazze. Il branco di ragazze solitamente non è rumoroso ma ha una peculiarità: le risatine, che non sono risate normali, ma risate di scherno. Si sa che la ragazza ama il gossip per natura, e quando è in branco, la cosa non fa che aumentare esponenzialmente. Oltre il gossip gli argomenti più frequenti sono quanto è bello avere/non avere un ragazzo (sono sempre contente di ciò), oppure quanto sono belle le amiche (ipocrisia), o di come se ne fregano di ciò che dicono gli altri (vero eh).
Poi c'è il branco di ragazzi, dei quali bisogna distinguere due sottocategorie: gli acculturati ed i selvatici.Vi chiedete perchè non ho fatto la distinzione per le ragazze? Semplice, le ragazze parlano solo di gossip. Ma come distinguere le nostre due nuove categorie? Esistono due metodi: quello visivo o quello uditivo. Il branco acculturato è seduto in modo contenuto, con la borsa sulle ginocchia, oppure un libro. I loro argomenti vanno dalla politica all'università, dai videogiochi alle ultime sulla tecnologia. Il comportamento è sempre impeccabile: quasi non si sentono parlare. Invece i selvatici li senti anche dal vagone accanto. I discorsi devono passare per forza da uno di questi due centri del discorso: o il calcio o l'apparato riproduttivo femminile, anche se a volte sfociano in racconti epici di vita vissuta.
Eccezione (come sempre) la fanno i vecchi. Il vecchio di natura viene attirato da altri vecchi, ed i loro discorsi possono variare dal matrimonio dei figli alle loro operazioni.
Per chi non viaggia questi potranno sembrare luoghi comuni (ok molti possono esserlo), ma la prossima volta  che viaggiate fateci caso. Mi darete ragione.

lunedì 26 marzo 2012

Conta sempre e solo il contenuto alla fine

Ore 11.30. Bar della facoltà di Economia e Giurisprudenza di Cagliari. Si avvicinano due ragazze. "Possiamo rubarvi un minuto?" "Anche due." "Noi scriviamo il giornale della facoltà.. Racconta cosa succede qua, cose serie o meno.. C'è una rubrica che raccoglie il meglio di internet.. Dobbiamo autofinanziarci.. Se lo volete costa 1,50€." Siamo in tre. Vabbè 50cent a testa. Se li son guadagnati: carine, gentili ed ottima esposizione. Lo prendo in mano ed inizio a guardarlo. Formato lievemente più piccolo di un quotidiano classico, tanti colori: l'occhio ha avuto la sua parte. Mi cimento in una rapida lettura. La prima cosa che noto sono i titoli degli articoli: frivoli, con puntini di sospensione e su due righe. Avendo ideato un giornale praticamente da solo in V^ liceo (dal punto di vista grafico, per i contenuti ho avuto qualche collaboratore), quando un giornale "amatoriale" è fatto male, lo noto. Io prima di farlo mi sono informato veramente tanto e bene e, non nascondo che, il risalutato che ne venne fuori mi riempie ancora d'orgoglio. Quindi se io sono riuscito a fare tutto da solo, perchè una coppia di ragazze universitarie (anche più grandi di me quando lo feci) non si sono informate?
Passando ai contenuti, purtroppo nulla di esaltante. Ma questo è diverso: ciò che è scritto può piacere o meno, è solamente una questione soggettiva. Anche se due critiche sono da fare: non possono venire a dire che racconta quello che succede in facoltà se l'articolo che si avvicina di più parla di come copiare; riempire con il meglio di internet un quarto del giornale vuol dire non avere abbastanza idee (e poi per vedere cose divertenti di internet vado su internet, non prendo un giornale). Quindi anche i contenuti latitavano. 
Quando ho ideato questo blog mi ero deciso di lasciare da parte la parte grafica e puramente estetica così che il centro fosse ciò che c'è scritto. Così facendo i visitatori sarebbero rimasti colpiti non dal layout ma per il contenuto. Certo, un minimo l'ho dovuto abbellire, ma non eccessivamente.
Finisco con un piccolo consiglio per le due ragazze di questa mattina: i motivi per scrivere possono essere molteplici ma possiamo ridurli in: passione o voglia di comunicare o raccontare. Tutti, alla fine, abbiamo qualcosa da dire, ma quando decidiamo di condividerlo, dobbiamo assicurarci di farlo al meglio. E se mai qualcuno volesse rispondere, il blog è sempre aperto a tutti, non costa nulla, e non penso che vi costerà mai qualcosa.

domenica 25 marzo 2012

La mia una e unica regola

Io sono, se non altro, un uomo di grande integrità. Ho scelto di vivere una vita governata da delle severe morali, che sono spesso difficili da ricordare. Ecco perché ho semplificato tutto in una semplice, regola di facile comprensione:
Mai uscire con una ragazza con un uncino per mano.
Per me, è solo semplice. Ogni volta che incontro una situazione eticamente grigia, c'è una regola che mi guida nella direzione corretta.
Dopo aver scoperto la propria "unica regola", sarà necessario impegnarsi. Aiuta prendere un pezzo di carta e scrivere semplicemente la regola più e più volte, in questo modo:

"Ho solo una regola"
Mai uscire con una ragazza con un uncino per mano.
Mai uscire con una ragazza il cui cognome termina con una vocale.
Se ti capita su in una toilette portatile, fallo nella prima parte della giornata.
Non conoscere i genitori di una ragazza.
Mai lasciarsi sfuggire un campione gratuito.
Non accarezzare un pollo.
Se parte “Don’t Stop Believing”, interrompere quello che stai facendo e canta con una mano in aria.
Non controllare mai in una borsa.
Mai fare un controllo ortografico.
Mai fidarsi di un tizio con i capelli oltre le spalle.
Mai fidarsi di un tizio con i capelli sulle spalle.
Non entrare mai in un wine bar. Attirano solo le donne oltre i 30.
Mai indossare una cintura marrone con le scarpe nere.
No gatti.
Mai accompagnare una ragazza a casa sua, specialmente se casa sua è la Casa Bianca.
Lavarsi sempre le mani prima di tornare al lavoro.
Non lasciare mai casa con meno di tre preservativi nel portafoglio.
Mai fare il primo o il terzo out in terza base.
Mai incontrare una ragazza per il pranzo.
Non ripeterti.
Non dire la stessa cosa due volte.
Bang due volte, scaricare una sola volta.
Il più lunga è la fila, migliore è il cibo.
Se paghi le tasse prima che un tribunale te le mandi, hai pagato troppo presto.
Quando si viaggia all'estero, è meglio attenersi ad acqua in bottiglia ed evitare i cubetti di ghiaccio.
Coppa C in su.
Mai correre senza stretching.
Non utilizzare mai un gabinetto aereo.
Chiedetevi: "Cosa farebbe Ted ?" Allora fare il contrario.
Mai ordinare una birra "piccola".
Cravatta nera non è opzionale.
Mai uscire con una ragazza con un uncino per mano.

sabato 24 marzo 2012

La schedina del weekend: 24 - 25 marzo 2012

Ecco i miei consigli per questo weekend.
Scommessa Facile - Scommessa Difficile

venerdì 23 marzo 2012

The Walking Dead: There's a new sheriff in town!

Anche di The Walking Dead è arrivato il finale di stagione, della seconda. E ormai sto prendendo gusto a commentare i season finale. Un finale mozzafiato, come ci aveva abituato la prima stagione e come non avevamo mai visto in questa seconda.
Leggendo i commenti sulla rete ho notato una cosa: questo è uno dei pochissimi esempi di show di successo dove la maggior parte del pubblico odia la famiglia protagonista. Sembrerà folle e crudele ma Lori la vorremmo tutti veder cadere tra le braccia degli zombie, lei con le sue smorfie e i suoi comportamenti senza logica. Lei che prima chiede velatamente a Rick di eliminare Shane, lei che poi si ingrazia Shane con un discorsetto strappalacrime spingendo quest’ultimo all’atto estremo, e sempre lei che alla fine di fronte alla confessione di Rick si stizzisce e si allontana con uno sguardo a metà tra il moralista e l’inorridito. Sarà anche che Sarah Wayne Callies già ai tempi di Prison Break: Sara Tancredi era uno dei pochi nei di una serie eccellente. Per non parlare poi di Carl, che in tanti abbiamo sperato ci lasciasse in uno dei molti guai in cui si è cacciato. E invece le penne le ha fatte lasciare al povero Dale, liberando l’errante che gli ha strappato le budella. Come se non bastasse anche Rick non è mai stato uno dei personaggio più amati: nella diatriba tra Rick e Shane, era il secondo quello più stimolante. Eppure, ciò nonostante The Walking Dead regge.
Vagando alla ricerca di commenti sull'ultima stagione ho trovato questi tre motivi che fanno entrare a tutti gli effetti The Walking Dead nella Storia (quella con la S maiuscola) della TV seriale. Dato che sono totalmente d'accordo ve li propongo anche a voi.
  • La struttura simmetrica
La seconda stagione finisce laddove era cominciata, lungo l’autostrada dove era partita la ricerca per la piccola Sophia. Si ritorna al punto di partenza, con la convinzione che però tutto è diverso. Tutti sono diversi.
  • Il signore delle mosche
The Walking Dead è l’ennesima dimostrazione che William Golding con il suo romanzo del 1952 ci aveva visto lungo. Il tema portante è la trasformazione dell’uomo, quella stessa metamorfosi che aveva investito i ragazzi naufraghi su un’isola del Pacifico ne Il signore delle mosche, trasformandoli in esseri irrazionali, selvaggi e violenti. E’ quello che è successo a Carl (“uccidilo, papà, uccidilo” proclamato senza nessuna emozione nel fienile mentre Rick punta la pistola contro Randall) ed è quello che è successo a Rick, trasformatosi da eroe (concedetemelo, decisamente troppo banale) in un anti-eroe (quanto pericoloso lo scopriremo nella prossima stagione).
  • I personaggi secondari
Bellissimo quello di Daryl. Intanto perché è maledettamente figo (il che non guasta), ma anche perché è l’unico, il solo, che racchiude l’evoluzione inversa. Quasi animalesco all’inizio, profondamente umano alla fine (vederlo soffrire per la morte della piccola Sophia è stato commovente). E ancora Andrea, unica donna a ribellarsi allo stereotipo maschilista di donne casalinghe/uomini intenti a proteggere il gruppo. E Dale, personificazione di una coscienza che non c’è più (e per questo messo a tacere per sempre). Ma anche Hershel, Gleen, Carol sono personaggi azzeccati. E altri lo saranno (tanta è l’attesa per Michonne, la misteriosa spadaccina nota ai lettori del fumetto che è apparsa nell’ultima puntata e che sarà un volto costante nella prossima annata).

E’ una serie che non ha difetti? Certo che no, ce li ha. Al di là dei fastidiosissimi Lori e Carl, la serie è partita in sordina con puntate molto lente e la trama ha proseguito a rallentatore per tutta la prima parte della stagione, fino al cliffhanger della morte di Sophia. Ma, con il senno di poi, dopo il finale di stagione, tutti i nei appaiono piccoli e insignificanti di fronte alla struttura complessiva di questo serial. E l'attesa per la prossima stagione è di gran lunga maggiore confronto alla scorsa.

giovedì 22 marzo 2012

The River: There's Magic Out There

Arriva la primavera e le serie tv iniziano a salutarci tutte pian piano. Ieri mi sono goduto al massimo l'ultimo episodio di The River. Un telefilm che consiglio a chi ha astinenza di Lost, e soprattutto a chi piace quella sensazione di ansia stile The Walking Dead s1. Purtroppo però non ci sarà una seconda serie. La tv americana è cinica: se non fai ascolti vieni cancellato, senza possibilità di replica.
Vi illustro brevemente la trama, per chi avesse voglia di vederlo. Il noto esploratore Emmet Cole, famoso per i suoi programmi televisivi naturalistici, è scomparso da alcuni mesi in Amazzonia. Il figlio Lincoln e la moglie Tess organizzano un squadra di ricerche. A finanziare tutto questo sarà l'ex produttore di Cole che filmerà tutte le ricerche in stile documentaristico.
Già solo il trailer (The River Trailer Italiano) mi piacque a tal punto da guardare 4 episodi in una notte.
Una delle peculiarità più interessanti è il metodo utilizzato per riprendere. La serie infatti è concepita come una sorta di reality/documentario, quindi le riprese risultano sempre come se fossero amatoriali.
Col senno di poi questo è stato un anno nero per le serie prodotte da Steven Spielberg. Terra Nova era stato  il telefilm più atteso della stagione (tv-series più costosa della storia della tv americana) è stato un flop disumano ma auspicabile dopo aver visto solo le prime puntate. Ma The River a mio avviso meritava una seconda possibilità oltre che per la trama (particolare ed alternativa), anche e soprattutto per la concorrenza che aveva. Nella sua stessa fascia oraria la CBS manda in onda NCIS:LA (11mil di spettatori in media) e la FOX New Girl (6mil), telefilm già affermati e con un buon pubblico. Se una mini serie come The River tiene botta con 5mil di media, si potrebbe rinnovare tenendola sempre come mini serie.

SPOILER: (non leggete se non avete visto il season finale)
Nonostante la cancellazione, il finale può reggere. Il duello fra Emmet e la Boiuna si conclude in modo che lui non possa più fuggire da lì, o almeno queste sono le intenzioni dello spirito. Anche se gli osservatori più attenti avranno notato una cosa: ogni episodio si apre con la scritta "Questo è il messaggio che ci hanno lasciato.." Ciò vuol dire che la serie sarebbe dovuta finire probabilmente con la morte di tutto l'equipaggio e con il successivo ritrovamento dei nastri. 
Speriamo utopisticamente nel rinnovo. Chi l'ha visto sa che.. There's magic out there.

Il Vostro
El Colgado

mercoledì 21 marzo 2012

Lo scienziato

Ultimamente le mie giornate hanno come sottofondo una canzone: The Scientist dei Coldplay. Solitamente non faccio ricerche così approfondite sulle canzoni, ma questa mi meritava.
Partiamo da lontano. La storia prende spunto dal racconto "The Birth-Mark" di  Nathaniel Hawthorne. Racconta di Aylmer, un brillante scienziato e filosofo che ha abbandonato la sua carriera ed esperimenti per sposare la bella Georgiana. Lei è perfetta, eccetto per un piccolo segno di nascita (the birth-mark appunto, letteralmente marchio di nascita) che è sulla guancia. Il marchio è rosso ed ha la forma di una mano sulla sua guancia sinistra. Lo scienziato diventa ossessionato con il segno sulla guancia di nascita di Georgiana. Ha un sogno terribile una notte, nella quale taglia il marchio di guancia della moglie e taglia tutto fino al suo cuore. Lui però non si ricorderà di questo sogno fino a quanto Georgiana glielo ricorderà di proposito perché ne parlò durante il sonno. A questo punto, lei dichiara che avrebbe rischiato la propria vita per rimuovere il marchio dalla guancia. La coppia si sposta negli appartamenti in cui Aylmer ha il suo laboratorio. Egli tratta sua moglie molto bene e la conforta, mentre continua a sperimentare e le mostra i risultati di alcuni dei suoi studi. Georgiana si rende conto allora che Aylmer ha sperimentato su di lei tutto il tempo a sua insaputa. Nonostante ciò, lei accetta di bere la pozione che lui ha inventato per cercare di curarla. Aylmer crede di aver perfezionato l'aspetto fisico di Georgiana, quando la voglia comincia a sparire. Dopo un sonno profondo, Georgiana si sveglia e dice ad Aylmer addio e muore: la sua vita era direttamente legata al suo marchio di nascita.  
Ora che sapete da cosa è tratta, apprezzerete maggiormente il testo, in cui Aylmer chiede scusa perchè ha trascurato la sua amata a causa della sua devozione alla scienza.
"Sono venuto per incontrarti, dirti che mi dispiace. Non sai quanto sei bella. Dovevo trovarti per dirti quanto ho bisogno di te, per dirti che ti ho trascurata.
Dimmi i tuoi segreti e fammi le tue domande. Ricominciamo tutto da capo. Correndo in cerchio, si vedono le code le teste sono in una scienza a parte.
Stavo solo calcolando cifre e numeri, mettendo i tuoi problemi da parte. Problemi di scienza, scienza e progresso non parlano forte come il mio cuore.
Dimmi che mi ami, torna e assillami. E corro verso l'inizio. Correndo in cerchio, rincorrendo le nostre code
Tornando indietro a quello che siamo.
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile. E' così un peccato dividerci. Nessuno ha mai detto che sarebbe stata così dura. Sto tornando all’inizio."

martedì 20 marzo 2012

Risultati finali del 1°Festival di SanMisciu

Poco più di un mese fa, durante il periodo di Sanremo, creai SanMisciu e lanciai un sondaggio chiedendovi quale fosse la vostra canzone italiana preferita del 2011. Per chi non se lo ricordasse, questo è il post di cui sto parlando: http://misciuworld.blogspot.it/2012/02/1-festival-della-canzone-italiana-di.html.
Ora finalmente abbiamo i risultati.
Trionfa Caparezza con la sua "Goodbye Malincònia": è sempre stata la vostra preferita ed alla fine ha avuto la meglio su tutte le altre. Secondo posto a sorpresa per Luciano con "Ora e allora": a sorpresa perchè dopo una partenza in sordina piano piano ha recuperato posizioni. Anche l'ultimo gradino del podio è una sorpresa. Tiziano Ferro e la sua "La differenza fra me e te", che partiva come favorita, ha perso negli ultimi giorni anche il secondo posto. Insieme al terzo posto si piazza "Istrice" dei Subsonica, canzone sulla quale non avrei puntato nemmeno un euro. Più indietro Jovanotti e Zucchero, dalla quale ci saremmo aspettati qualcosa di più. Sorpresa di Noemi che si piazza nella parte alta della classifica, mettendosi dietro avversari più accreditati.
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a selezionare le canzoni e chi ha votato.
Non temete: SanMisciu tornerà l'anno prossimo. Stay Tuned!
Il Vostro
Gianni Morandi

lunedì 19 marzo 2012

Fauna sui treni

Immaginate quanto potrei sembrare intellettuale in questo momento in treno mentre scrivo. Mi sento come J.K. Rowling mentre ideava Harry Potter: infatti dichiarò di essersi immaginata tutto durante un solo viaggio in treno. In questo momento potrei trovare anche io l'ispirazione per almeno una decina di personaggi. Infatti in treno si incontrano puntualmente sempre le solite "famiglie" di persone.
Solo girandomi un attimo alla mia destra ne vedo 3 diverse. La prima è la categoria che ogni maschio alfa vorrebbe come compagnia per il viaggio: la ragazza carina. Si presenta con i suoi occhioni chiari, cuffie alle orecchie, che si fa i fatti suoi occupando il minor spazio possibile. Ma le ragazze solitamente non si siedono accanto a voi casualmente, anzi sembra che vadano a cercare i lavoratori: uomini di mezza età, che hanno appena finito la loro giornata, o si apprestano a cominciarla. Sono sempre molto gentili ed educati, non parlano e si guardano intorno spaesati come se stessero vedendo il mondo intorno a loro per la prima volta. A loro si aggiunge una sottocategoria, i businessman, che non fanno altro che telefonare.  Come spesso accade però, le persone educate, capitano sempre con gli elementi peggiori.
Personalmente tendo sempre ad evitare 3 categorie: i puzzolenti, i dominatori del territorio ed i grandi intervistatori. Questi ultimi ultimamente non mi intimidiscono più, dato che le cuffie sono parte integrante dei miei viaggi, non sento cosa chiedono e, nel caso sentissi, posso ignorare. Sfortunatamente le restanti due categorie, il più delle volte combaciano. Chi viaggia in treno saprà sicuramente che non c'è nulla di peggio che avere qualcuno con quel classico odore di cadavere in decomposizione nelle vicinanze: le finestre sono piccole e quindi anche aprendole la situazione non muta tanto e, nel caso si aprissero, potreste scatenare guerre intestine paurose fra chi ha freddo e caldo. A questo aggiungete che magari il vostro compagno di viaggio prende il treno come un divano e si "svacca" sul sedile rintanandovi in un angolo. Magari è meglio cambiare posto.
Anche se non potreste mai sfuggire alla categoria dei fissatori, che come dice il nome fissano: qualunque cosa tu faccia o non faccia, loro son lì che ti guardano. E tu quello sguardo lo senti, ma non ci puoi fare nulla. In questa specialità eccellono soprattutto i vecchi, che però non sono una categoria vera e propria, sono delle mine vaganti da cui puoi aspettarti di tutto.
Ma per chi viaggia ad orari scolastici ci sono gli studenti, che si suddividono in due sottocategorie: i liceali minorenni e gli universitari assonnati. I liceali sembra che vogliano distruggere tutto ogni volta, e se non lo fanno cercano di distruggere la quiete di più persone possibili. L'universitario assonnato (o per la sveglia presto o perchè la lezione era soporifera) vuole stare per i fatti suoi in silenzio, magari col suo libro davanti, che finge di leggere ma che almeno scaccia i sensi di colpa.
Però c'è una categoria che si può amare e odiare a seconda del personaggio: i grandi monologhisti. Loro parlano, ad alta voce, fregandosene di chi c'è intorno. E come tutti i monologhisti possono fare monologhi comici (attenzione: magari credono a cosa stanno dicendo, ciò non toglie che facciano ridere) e monologhi noiosi da suicidio.
Ed io come sono? Mi ritengo un buon compagno di viaggio: non parlo, non disturbo, non fisso e non puzzo. Me ne sto lì con le mie cuffie a guardare il panorama fuori dal vetro. Magari se vedo grosse discussioni, abbasso il volume e tendo ad ascoltare ciò che si dice. L'unica cosa è che a volte accavallo le gambe e tiro dei calci clamorosi, ma non lo faccio per male.
E voi, che categoria siete?
Il Vostro
Patrick Monahan 

domenica 18 marzo 2012

Big in Japan: Curiosità

Ultimo appuntamento della Japan Week. Oggi nessun argomento specifico, ma tante curiosità!
  • Cibo e pasti
Prima di mangiare i commensali ricevono gli oshibori, piccoli asciugamani inumiditi che fungono sia da lavamani che da tovaglioli. Vengono serviti caldi in inverno e freschi d'estate.
Il the verde (tiepido) è sempre gratis e viene servito subito, prima di ordinare. In alternativa si può chiedere un bicchiere d’acqua. Ma state attenti perché il bicchiere d’acqua è sempre pieno di cubetti di ghiaccio, e non importa se è inverno e fuori c’è il gelo.
I giapponesi non vuotano mai il bicchiere, ma lo riempiono dopo ogni sorso. Se per caso decidono di non bere più allora lo vuotano e lo capovolgono. È molto scortese versarsi da bere a tavola; sono i vostri commensali che riempiranno il vostro bicchiere, e voi lo riempirete a loro qualora sia vuoto.
I noodles (spaghetti giapponesi) devono essere gustati bollenti direttamente dal brodo e quindi risucchiati rapidamente aspirando contemporaneamente aria per raffreddarli. Se mangiati correttamente si emette un forte rumore, così come per bere il rimanente brodo. Questo "rumore", sgradevole a noi occidentali, è invece gradito ai giapponesi perché significa che stanno apprezzando il piatto.
Sollevare il piatto avvicinandolo alla propria bocca è buona regola. Quindi non è il cibo che va alla bocca ma la bocca che va verso il cibo.
Alla fine del pasto solitamente i giapponesi emettono un enorme sospiro, come di sollievo, che serve a far capire a chi li ha invitati che hanno molto gradito il pasto.
Molti ristoranti espongono all’esterno delle vere e proprie riproduzioni in plastica dei piatti preparati dallo chef. La cosa può rivelarsi davvero utile se non si conoscono lingua e piatti tipici del Paese.
L'acqua gassata non si compra al supermercato (comunque dipende dai supermercati perchè alcuni ce l'hanno), ma nei negozi di alcolici. La spiegazione è che essa è sostanzialmente usata per la preparazione di cocktail.
  • Tempio
Prima di entrare in un Tempio si fa un’abluzione per purificarsi. Ci si sciacqua la bocca e le mani tramite un mestolo e una fontanella che si trova proprio all’entrata del Tempio.
Fuori dai templi shintoisti si vedono appese delle tavolette di legno, dove solitamente si scrivono dei messaggi rivolti agli Dei, desideri o ringraziamenti. Così avviene anche con le tanichette di sake.
Inoltre si può lasciare un’offerta nel contenitore e in cambio si prende un foglietto di carta della fortuna con su scritto un messaggio: può essere una frase fortunata o una sfortunata sul proprio futuro. Dopodiché si annoda il foglietto.
  • Bagno
I Giapponesi fanno il bagno dopo essersi lavati. Questa pratica si chiama ofuro: c’è un locale dove ci si lava insaponandosi seduti su di uno sgabellino e ci si risciacqua con l’acqua di un catino. Dopo essersi lavati si entra nella vasca da bagno dove non si usa alcun tipo di sapone; questo “rito” giapponese è d’obbligo nelle case dei giapponesi.
Attenzione: una volta che avete finito di stare in ammollo nell’acqua (solitamente bollente) non dovete svuotare la vasca! La stessa acqua servirà a chi farà il bagno dopo di voi (per questo motivo dovete lavarvi molto accuratamente prima di entrarvi). La vasca viene riempita in serata, in quanto i giapponesi amano fare il bagno prima di cena. Gli ospiti entrano per prima: se siete a casa di amici giapponesi, i primi a fare il bagno sarete voi (in pratica vi viene regalato il momento in cui l’acqua è più calda).
  • Ricorrenze
Gli auguri di “Buon Anno Nuovo” si fanno solo dal primo giorno dell’anno nuovo. Prima di allora si augura di trascorrere “Buone feste di inizio anno”.
Si celebra il Seijin no Hi, ovvero il "Giorno della Maggiore Età": vengono festeggiati i giovani che durante l'anno scolastico in corso (aprile 2008 - marzo 2009) hanno compiuto o compiranno 20 anni, evento che significa diventare maggiorenni, il che dà la possibilità di bere nei locali, votare, ma anche essere perseguiti dalla legge come adulti !
A San Valentino le donne devono fare un regalo al loro fidanzato (e non solo, anche amici e colleghi maschi, solitamente scatole di cioccolatini) e il 14 Marzo, in occasione del "White day", sono i ragazzi a regalare alle ragazze qualcosa di bianco.
- Post-ricorrenza
Vomitare dopo aver trascorso una serata con gli amici e quindi dopo aver bevuto molto, non è così "irresponsabile" come per gli occidentali. Anzi, il fatto di vomitare è ben gradito perchè significa essersi sacrificati per la felicità degli amici e la gioia di stare insieme. Cioè, nonostante si sia consapevoli di non reggere l'alcool, si beve ugualmente, sacrificando la propria salute, pur di stare in compagnia.
  • Lavoro, puntualità e metropolitana
I giapponesi nel loro lavoro sono precisi, meticolosi, non commettono errori ma non sono velocissimi! Si fermano a fare gli straordinari fino a tarda sera non perchè amano il lavoro ma perchè non sono riusciti a svolgere nel normale orario quanto pianificato per la giornata. Provare per credere: ritirate dei contanti a uno sportello bancario e ve ne renderete subito conto.
La puntualità per prima cosa. E’ un dato di fatto, la puntualità è alla base della quotidianità; tutto è scandito al millesimo: basta recarsi alla metropolitana di Tokyo per scoprire che, se un convoglio dovrà arrivare alle 14:32 i suoi fari sbucheranno dalla galleria esattamente alle 14:31:50 e le sue porte si apriranno in stazione alle 14:32:00.
In alcune stazioni della metropolitana, davanti ai binari, sono presenti degli specchi, per ridurre il numero di suicidi sulle rotaie dei treni. Si pensa infatti che il suicida, vedendosi allo specchio mentre sta per saltare, ci ripensi e non lo faccia.
  • L’inglese
Tutti sono convinti che i giapponesi sappiano parlare benissimo l’inglese: niente di più falso. All’infuori di Tokyo e degli uffici turistici sono pochissime le persone che “riescono” a parlare l’inglese, e anche chi lo conosce abbastanza bene ha difficoltà nella pronuncia. Questo perchè l'inglese non viene insegnato a scuola così bene come da noi e per impararlo servono corsi piuttosto costosi.
  • Famiglia e Matrimonio
Se una famiglia ha solo figlie femmine, è usanza “adottare” il genero affinché il nome della famiglia non si estingua. In questo caso, il genero andrà a vivere con la moglie in casa dei suoceri e così sarà un membro della famiglia a tutti gli effetti. Infatti, i membri della famiglia non sono essenzialmente i parenti, ma sono gli abitanti della stessa casa. Ad esempio, un vicino di casa è più importante di un fratello sposato che abita in un’altra città.
Quando il cognome della donna è più importante di quello dell'uomo, i figli prenderanno il cognome della madre invece che del padre.
I giapponesi credono contemporaneamente in due religioni: lo shintoismo e il buddhismo. Mentre per i funerali ci si rivolge al buddhismo, il matrimonio si svolge con rito shintoista. Alcuni giapponesi però, pur non essendo cristiani, si sposano con rito protestante perché considerano la cerimonia più bella e le spose non sanno resistere al fascino dell’abito bianco con il velo.
  • Hotel
Possiamo dividerli in due gruppi. Quelli a tariffa oraria sono spesso frequentati da coppie regolarmente sposate. Gli appartamenti giapponesi sono molto piccoli e con i bambini per casa, mamma e papà non riescono a trovare una certa intimità. Così, per una sera, lasciano i figli a casa con la baby-sitter e si recano in questi fastosi hotel, camere ovattate, letti semovibili, musica in sottofondo, champagne e… finalmente soli!
I Capsule hotel sono invece frequentati da impiegati che, avendo lavorato fino a tardi (cosa normale in Giappone), preferiscono pernottare in città anziché farsi ore di viaggio in treno per tornare a casa. Per “capsula” s’intende una stanzetta delle dimensioni di un letto e alta circa un metro; vi si entra tramite uno sportello e all’interno si trovano la TV, la radio e l’aria condizionata.
  • Curiosità finali sparse
 - E’ tradizione donare ai defunti un solo fiore, quindi qualora decideste di regalare dei fiori, regalatene sempre più di uno.
- Il gruppo sanguigno è come per noi il segno zodiacale: sta ad indicare il carattere di una persona.
- Non esiste l'ora legale.
- Si guida a sinistra e le macchine hanno il volante a destra, come in Gran Bretagna.
- La frutta si vende al pezzo, non al Kg. E spesso viene addirittura regalata o utilizzata come soprammobile.
- Il condizionatore è dappertutto, a Tokyo ad Agosto è talmente umido che i sali che perdi sudando si cristallizzano sulla tua maglietta.
- Se sei povero o nullatenente (come i senzatetto) non hai diritto al servizio sanitario visto che è una tua decisione.
- Quando c'è un terremoto compare istantaneamente su tutte le televisioni un messaggio automatico in tempo reale che informa dell'intensità, della zona colpita e se c'è il rischio di uno tsunami.
- Le biciclette viaggiano sul marciapiede, non per strada come da noi.
- Le patenti della macchina sono 2 distinte: una per quelle con cambio automatico e una per quelle con cambio manuale.
- "Banzai" non significa quello che pensiamo noi, ma in realtà serve ad augurare 1000 anni di felicità.

sabato 17 marzo 2012

Big in Japan: Scuola

Ieri parlavamo di anime. La maggior parte dei protagonisti va a scuola, o almeno sono legati ad essa.
A differenza nostra, l'anno scolastico inizia ad aprile e finisce a marzo.
A 6 o 7 anni di età le bambine ed i bambini giapponesi entrano nella prima classe della scuola elementare, che prevede sei anni di studio: l'istruzione obbligatoria comprende elementari e medie inferiori (3 anni di studio) cui si aggiungono altri 3 anni non obbligatori di scuola media superiore, formando un sistema di istruzione scolastica del tipo "6-3-3", anche se dal 1999 alcune scuole hanno unito medie inferiori e superiori costituendo sei anni ininterrotti di scuola secondaria.
Una caratteristica importante del sistema scolastico giapponese sono gli esami di ammissione, obbligatori ad ogni grado per entrare negli istituti privati (l’accesso alle scuole pubbliche è aperto, ma il loro livello qualitativo è estremamente basso e i diplomi che vi si conseguono non sono spendibili sul mercato del lavoro, per cui la quasi totalità delle famiglie giapponesi cerca di mandare i propri figli alle scuole private). Anche l'accesso alle università è regolato da esami di ammissione. Le due università più prestigiose sono L'Università di Tokyo e l'Università di Kyoto e sono pubbliche. Tali esami, soprattutto quello per l’ammissione all’università, sono estremamente difficili e non possono essere affrontati con una preparazione generica, e per questo la maggior parte degli studenti giapponesi, al termine della giornata scolastica (che inizia alle 08.50 e si prolunga sino alle 16.00), si recano ai corsi di ripetizioni integrative (a pagamento), che solitamente iniziano alle 17.00 e possono durare sino alle 23.30 di sera. Questa mole di studio è giustificata dalla circostanza che ancora oggi il sistema lavorativo giapponese offre posti quasi sicuri ai laureati, e garantisce l’occupazione a vita. Per questo ottenere un diploma o una laurea con ottimi voti costituisce un obiettivo fondamentale che giustifica le ingenti spese e i sacrifici delle famiglie giapponesi per l’educazione dei figli.
Le scuole giapponesi sono note per il loro rigore, in quanto la severità dell’istituto è considerata come nota di merito e aggiunge valore al diploma conseguito. L’osservanza dei regolamenti scolastici (che cambiano da istituto a istituto) è d’obbligo e le pene sono molto severe. I regolamenti sono puntigliosi, arrivano a precisare anche i dettagli più insignificanti delle uniformi scolastiche. Nel caso si venisse bocciati o sospesi per gravi episodi si è costretti a cambiare scuola e trovarne un'altra, e ciò può influire negativamente sul proprio curriculum; infatti anche nei colloqui di lavoro viene data molta importanza alla scuola frequentata e al rendimento avuto, perché un buon studente viene considerato un buon lavoratore. Il rigore con cui gli studenti giapponesi sono allevati inizia sin dall’asilo prosegue per tutta la durata della scuola dell’obbligo, e all'università.
Le lezioni hanno luogo la mattina e il pomeriggio, dal lunedì al venerdì, il sabato invece solo la mattina; la giornata scolastica inizia verso le 8:40 preceduta da una riunione degli insegnanti e da una riunione di classe.
E' abitudine che le lezioni, che durano cinquanta minuti intervallate da dieci minuti di ricreazione, inizino e finiscano con il saluto: dopo essere stato annunciato da uno studente preposto a tale compito, studenti e professore si alzano per pronunciare, in coro, la parola rei. Verso mezzogiorno il pranzo e a seguire le ultimelezioni che si concludono con la pulizia delle classi,verso le 16.30, alle volte seguita da un'altra riunione.
La maggior parte degli istituti, medi inferiori e superiori, richiedono ai propri studenti di indossare una divisa: quelle maschili sono solitamente di colore scuro (quella estiva è un'eccezione poiché prevede la camicia bianca) con colletti alti e rigidi, quelle femminili sono di solito blu con gonna a pieghe (alla marinara).Sulle divise tutte uguali un distintivo colorato li differenzia e li identifica, a seconda del liceo e dall'anno.
Non esiste la figura del bidello, ma la pulizia di tutta la scuola viene portata a termine da tutti gli studenti, divisi in gruppi, sotto l'occhio vigile dei professori. Ogni gruppo è responsabile di una zona della scuola. In alcune scuole è vietato portare gioielli o tingersi i capelli. Le azioni degli studenti sono tenute severamente sotto controllo soprattutto per il buon nome dell' istituto, viene spesso ricordato loro che all'esterno rappresentano la scuola stessa, persino prima delle vacanze,che siano scolastiche o private, lo studente non sfugge a numerose raccomandazioni orali o addirittura scritte; all'esterno lo studente è identificato dalla sua uniforme, simbolo dell'istituto di appartenenza.
La maggior parte solitamente sono i club sportivi, un posto di primo piano è occupato dalle arti marziali, dal baseball e dal softball, seguiti poi dal calcio, dalbasket e dalla pallavolo. Non a caso molti manga diretti a un pubblico adolescenziale si focalizzano su uno o più di questi sport.
Ma la cultura e la tradizione non vengono dimenticate, si hanno così clubs sulla cerimonia del the, sulla calligrafia, sull'ikebana (foto in alto).
Non mancano club sui manga tanto che molti noti mangaka (autori di fumetti) hanno iniziato la loro carriera o si sono fatti notare al tempo della scuola.
Così come la società giapponese così anche la vita nel club ha un funzionamento gerarchico: distingue tra senpai e kohai, tra i compagi anziani e i giovani: il Kohai deve rispettare il suo Senpai quasi fosse un professore, d'altra parte quest'ultimo prende sotto la sua ala protettrice il nuovo componente del club.
Negli ultimi dieci anni si sono verificati numerosi problemi d'ordine morale, come la violenza, i soprusi e il suicidio.Per quanto riguarda la violenza bisogna distinguere quella tra studenti e quella degli studenti verso i professori, si sono avuti moltissimi casi senza contare che parecchi istituti preferiscono tacere per preservare la loro immagine. Gli studenti rimproverano spesso ai professori di essere troppo severi e inquisitori, spesso i castighi corporali rasentano il sadismo, ma pur vietando questo genere di castighi la posizione di insegnanti e genitori rimane molto ambigua. Pari passo a queste violenze si è fatto strada un altro problema, quello definito "ijime", cioè soprusi che vanno dalla violenza verbale all'estorsione, all'ostracismo.
La solitudine e il fallimento sembrano essere i motivi fondamentali del suicidio tra i giovani. In un sistema in cui la vita di gruppo è molto importante, subire l' ijime può portare lo studente verso il suicidio.
Su tutto questo c'è un continuo dibattito in Giappone ma il ministero dell'istruzione rimane rigido nella sua tradizione.
Luogo pubblico per eccellenza, la scuola giapponese, pare così essere un apprendistato culturale e morale, come vivere in società è dunque insegnato a scuola. Li istruisce, li responsabilizza, dà loro dei valori morali in modo che la loro personalità possa svilupparsi naturalmente e che possano mantenere e accettare il loro ruolo nella società, ma c'è anche il rovescio della medaglia, per arrivare a questo scopo pare essere troppo severa e assillante, tanto da deresponsabilizzare gli stessi genitori che si affidano un po' troppo a lei.

venerdì 16 marzo 2012

Big in Japan: Anime

Se si vuole parlare di Giappone, non si può non parlare di Anime. Il termine è un neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta, si indicano l'animazione ed i cartoni animati. Ma non voglio parlare di luoghi comuni, ma spiegare alcune particolarità che in Italia (come al solito) ignoriamo.
Secondo un'accezione generica si tende a definire anime come sinonimo di "cartone animato giapponese", nonostante un ormai sorpassato luogo comune occidentale che riduce l'animazione giapponese ad un prodotto rivolto ad un pubblico infantile oppure a carattere pornografico, confondendo in entrambi i casi una parte per il tutto. Esso è potenzialmente indirizzato ad ogni tipo di pubblico, dai bambini, agli adolescenti, agli adulti, fino ad arrivare ad una specializzazione del target con anime concepiti per categorie specifiche quali impiegati, casalinghe, studenti, e via dicendo. Essi, pertanto, possono trattare soggetti, argomenti e generi molto diversi tra loro.
In Italia invece si pensa che i cartoni siano solo frivoli per bambini, in realtà ogni anime ha la sua fascia d'età, solitamente indicata dall'età del protagonista. Penserete: ma come, i protagonisti sono sempre ragazzi. Si ma non tutti hanno la stessa età. In genere l'anime è pensato come una serie tv, quindi una trama che si evolve e con i protagonisti che invecchiano. Il ragazzo quindi "cresce" con l'anime, e di conseguenza (solitamente) crescono anche i temi trattati. Esistono 5 tipologie di massima di anime:
  • Kodomo – per bambini fino ai 10 anni;
  • Shōjo – per ragazze dai 10 anni fino alla maggiore età;
  • Shōnen – per ragazzi dai 10 anni fino alla maggiore età;
  • Seinen – per un pubblico maschile dai 18 anni in su;
  • Josei (o Rēdisu) - per un pubblico femminile dai 18 anni in su.
Evidentemente, poi, ciascun genere demografico privilegia determinati soggetti rispetto ad altri, per cui un anime che ad esempio tratti di fantascienza sarà più probabilmente uno shōnen che uno shōjo, e così via. Per ogni fascia d'età esiste così un adeguato orario di programmazione, dalla mattina alla notte fonda, in base ai contenuti del prodotto. Ma nonostante tutto questo, c'è una grande piaga che in Italia "violenta" gli anime: la censura.
Come dicevo prima, a causa di un equivoco culturale di fondo, che in Italia e in Occidente vuole l'animazione rivolta sempre e solo ai bambini, molti anime destinati originariamente ad adulti o adolescenti sono stati infatti adattati forzatamente per una fascia di età infantile. In Italia, a partire dalla metà degli anni ottanta, l'animazione giapponese ha subito nei passaggi televisivi sulle reti nazionali (Rai e soprattutto Mediaset) una censura sistematica, operata attraverso adattamenti inadeguati, traduzioni superficiali dei copioni originali, giunti talvolta incompleti, tagli e modifiche arbitrarie. Il cambiamento di target ha così comportato una revisione, se non talvolta la riscrittura dei dialoghi per renderli fruibili da un pubblico molto più giovane, ed il taglio di sequenze o, più raramente, di intere puntate, ritenute non adatte ad una platea infantile. In Giappone l'animazione è considerata, al pari della cinematografia, una forma d'espressione artistica che può veicolare contenuti d'ogni genere e tipo, destinati a fasce d'età differenziate.
Da notare che anche alcune serie animate di produzione americana come I Griffin e South Park hanno subito delle censure, specialmente durante la loro trasmissione sulle reti in chiaro, ma in genere i cartoni animati statunitensi tendono a essere meno censurati perché già destinati in partenza ad un pubblico di maggiore età.
Ci sarebbe tanto ancora da dire sulla censura, ma mi perderei troppo. Comunque un giorno farò un post solo su quello. Ora meglio parlare solo delle cose belle del Giappone!

giovedì 15 marzo 2012

Big in Japan: Educazione

Molti turisti che vanno in Giappone sono preoccupati per quanto riguarda gli usi e la buona educazione. Infatti se in Europa o negli USA più o meno ci si comporta come in Italia, in un Paese molto diverso dal nostro il galateo potrebbe richiedere modi di fare totalmente diversi.
La realtà è molto semplice: se seguite alla lettera tutte le regole giapponesi potreste diventare pazzi soprattutto se siete in Giappone per lavoro, diversamente se siete dei turisti vi basta seguire alcuni semplici consigli e non avrete nessun problema. Nel caso in cui non sappiate come comportarvi fate come se foste in Italia, i giapponesi non si aspettano da voi chissà che cosa, ma se volete tentare di non fare figuracce tenete a mente questi pochi ed utili consigli.
Prima dei pasti dite "itadakimas" (si pronuncia così ma si scrive itadakimasu) che più o meno vuol dire "ricevo umilmente questo cibo".
Fate rumore quando mangiate cose bollenti come i ramen. "Succhiare" e fare rumore è la prassi mangiando i ramen e simili e si gusta meglio il cibo raffreddandolo allo stesso tempo.
Non soffiatevi mai il naso in pubblico. "Tirate su" o andate in un bagno. Se dovete proprio soffiarvi il naso per un emergenza fatelo con un fazzoletto di carta che poi buttate via: i fazzoletti di stoffa per questo scopo non sono molto ben visti.
Toglietevi lo zaino in treno. Forse non ci fate caso ma se avete lo zaino occupate 2 posti in piedi, se lo togliete e lo mettete tra i vostri piedi date più spazio a chi è in piedi con voi, uno spazio che in alcuni momenti nelle grandi città può essere vitale.
Non baciatevi in pubblico. Al giorno d'oggi non è più un vero tabù, ma non datevi baci appassionati in pubblico. Evitate anche di fare come in Italia e dare bacini sulla guancia, qualcuno potrebbe essere in imbarazzo.
Non fumate per strada a meno che non ci sia una "smoking area". Oltre che essere illegale in alcune zone è anche maleducazione.
Non rispondete al cellulare in treno, se suona spegnetelo.
Non mostrate troppo i vostri tatuaggi. Attualmente sono tollerati soprattutto se li ha uno straniero, ma se anche 1 vecchio ogni 10000 persone si sente a disagio nel vederli, il mio consiglio è quelli di coprirli se potete.
Non infilate le bacchette nel riso. Se non le usate riponetele sul tavolo o sulla ciotola ma NON conficcate nel riso verticalmente: è un gesto che si usa solamente durante i funerali.
Non aiutate a spezzare il cibo con le bacchette e non passate cibo con le bacchette. Se dovete tagliare qualcosa con le bacchette bisogna che lo faccia una sola persona, se dovete passare il cibo mettetelo in una ciotola. Passare il cibo ricorda il gesto che si fa durante i funerali.
Evitate di fare azioni sconsiderate con le bacchette: non giocate a fare i batteristi utilizzando i bicchieri come fareste in Italia al ristorante cinese o tentare di centrare il piatto lanciando il cibo. Cercate di seguire quello che fanno gli altri ma non preoccupatevi troppo. La regola dice che non si possono infilzare cibi con le bacchette ma nella realtà non è poi così drammatico se vi capita di farlo occasionalmente. Evitate di indicare qualcosa o qualcuno con le bacchette.
Non dovete sedervi come i giapponesi cioè in stile "seiza": sapete benissimo che se state in quella posizione 10 minuti e non siete abituati poi vi viene un formicaio alle gambe e non vi alzate più quindi sedetevi come vi pare, tra l'altro anche i giapponesi si siedono nelle posizioni più disparate.
Non seguite alla lettera tutte le cavolate che si scrivono su internet sulla buona educazione in Giappone. E' pur vero che servirsi da bere da soli non è educato, ma se siete tra amici nessuno ve lo servirà probabilmente e dovrete fare da soli per forza.

mercoledì 14 marzo 2012

Big in Japan: Origami

Due cose in rapidità. La prima è che ieri ho interrotto la Japan Week per celebrare la nascita del messia. La seconda è che ringrazio Google per l'idea del post di oggi.
Il motore di ricerca oggi celebra Akira Yoshizawa considerato il più grande maestro di origami. Sappiamo tutti cosa sono ma non conosciamo tutte le loro sfaccettature.
Con il termine origàmi si intende l'arte di piegare la carta (折り紙, termine derivato dal giapponese, ori piegare e kami carta) e, sostantivato, l'oggetto che ne deriva.
La tecnica moderna dell'origami usa pochi tipi di piegature combinate in un'infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati. In genere, questi modelli cominciano da un foglio quadrato, i cui lati possono essere di colore differente e continua senza fare tagli alla carta, ma l'origami tradizionale era molto meno rigido e faceva frequente uso di tagli, oltre a partire da basi non necessariamente quadrate. Alla base dei principi che regolano l'origami, vi sono senz'altro i principi shintoisti del ciclo vitale e dell'accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent'anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta. Alla morte del supporto, la forma viene ricreata e così rinasce, in un eterno ciclo vitale che il rispetto delle tradizioni mantiene vivo.
Ma come la storia ha fatto incrociare gli origami ed il maestro Yoshizawa? Tra il XVI e il XVII secolo, in Giappone, durante il periodo Edo, l’imperatore Ieyasu Togukawa ebbe la buona idea di donare al suo popolo tanti “oggetti di riconoscimento”. Questi consistevano in piccoli doni di carta che simboleggiavano la gru Giapponese, animale simbolo della felicità e del benessere.
Il periodo Edo fu uno dei più grossi periodi di espansione politica e militare nel Paese da parte della famiglia Tokugawa. Alla cittadinanza si richiedeva grandi sacrifici ed una tolleranza senza precedenti; da qui nasceva l’idea dei “regali al popolo”. Nel corso dei secoli a venire, la tradizione di questi regali di carta fu ripresa più volte da parte delle dinastie al potere, anche per simboleggiare le proprie famiglie, le proprie conquiste, il proprio impero. Fino ad arrivare ad Akira Yoshizawa, che ha avuto il merito di rendere questa tradizione dapprima un lavoro manuale, poi un’arte.

martedì 13 marzo 2012

Buon compleanno Luciano!

Oggi si celebra la nascita del mio messia. Di colui che ha scritto ed accompagnato moltissime fasi della mia vita.  E non posso far finta di nulla. Buon compleanno Luciano.Mi hai insegnato tante cose. Anche con frasi che magari significavano tutt'altro.
Ad esempio mi hai insegnato che questa è la mia vita. E se qualcuno vuole entrare deve chiedere il permesso. Ma se c'è può farsi un giro.
Mi hai insegnato che è tutto in come la vedi. Qualunque cosa. E c'è chi vuol solo passare ad un altro rimpianto.
Mi hai insegnato che ci sono donne che sanno spiegarti l'amore, o che almeno provano a strappartelo fuori. E quelle che mancano e sanno mancare, e fare più male.
Mi hai insegnato a farmi trovare lì da chi mi vuole. E spinto a garantire sempre la mia parte.
Mi hai insegnato che c'è la notte di chi c'ha un'amante. E la notte di chi non ha niente. E la notte per forza. Volenti o nolenti.
Mi hai insegnato che abbiamo solo una vita. E che non ce la rimborsano.
Mi hai insegnato che sono tossico di cose che non sono mie.
Mi hai insegnato che ci si accontenta gode così così.
Mi hai insegnato che abbiamo amici che neanche sappiamo. E finchè va bene ci leccano il culo.
Mi hai insegnato ad avere almeno due o tre cose certe. E avere un dio che si diverte.
Mi hai insegnato che c'è chi mi vuole come vuole, e vuole delle scuse perchè ciò che sono l'ha offeso
Mi hai insegnato che so vivere una sera per volta.
Mi hai insegnato che certe luci non si possono spegnere.
Quindi Luciano, grazie. Grazie per il tempo pieno. Grazie per il te più vero. Grazie per i denti stretti e le botte d'allegria.
Il Tuo
Fan al quale hai stretto la mano ad Oristano il 07/08/2010

lunedì 12 marzo 2012

Big in Japan: Toilette

Dopo il post di ieri, ho deciso di dedicare tutta questa settimana al Giappone. Parliamo di toilette!
La toilette moderna in Giappone, comunemente definita in giapponese washlet (ウォシュレット) osedile pulente con acqua calda (温水洗浄便座, onsui senjō benza) è attualmente il più moderno tipo di sanitario, con una ampia gamma di gadget.
L'era del sanitario ad alta tecnologia in Giappone iniziò nel 1980, nel 2002, quasi la metà delle abitazioni private in Giappone possedeva un sanitario di questo tipo, più di quante non abbiano un personal computer. Anche se a un primo sguardo può sembrare un normale sanitario di tipo occidentale, esso ha numerosi accessori, come un asciugatore ad aria calda, un asse riscaldato, possibilità di massaggio, regolazioni del getto d'acqua, apertura automatica del coperchio, sciacquone dopo l'uso, pannelli di controllo senza fili, riscaldamento e aria condizionata per la stanza, e così via, come parte sia del sanitario che del sedile. Queste caratteristiche possono essere comandate da un pannello di controllo che può essere collegato al fianco del sanitario stesso o essere su una vicina parete, spesso con un collegamento senza fili per trasmettere i comandi al sedile.
La comodità più diffusa è il bidet integrato, un cannello (nozzle) della grandezza di una matita che esce da sotto l'asse stesso e spruzza acqua. Ha generalmente due modalità di pulizia: uso generale o pulizia di famiglia e pulizia femminile o lavaggio femminile. In nessun momento dell'uso il cannello tocca il corpo dell'utente, e dopo e prima dell'utilizzo si autopulisce. Il tipo di pulizia viene selezionato tramite il pannello di controllo. Generalmente, lo stesso cannello viene utilizzato per entrambi i tipi di pulizia, modificando solo la posizione dei getti, o l'angolatura degli stessi, anche se occasionalmente se ne possono trovare due. 
Nella maggior parte delle toilette ad alta tecnologia si possono selezionare la posizione dei getti e la pressione dell'acqua a seconda delle preferenze dell'utente, come anche la temperatura della stessa. Alcune ricerche hanno scoperto che la temperatura preferita dalla maggior parte dei clienti è quella leggermente superiore a quella del corpo umano, dunque una temperatura di 38° sembra garantire la migliore sensazione. I getti possono essere anche vibranti o pulsanti e i produttori di questi tipi di sanitari dichiarano che ciò può essere d'aiuto in caso di costipazione o emorroidi. I sanitari di tipowashlet più moderni possono anche aggiungere al getto d'acqua del sapone per un maggior effetto pulente.
Il washlet può completamente sostituire la carta igienica, anche se molti utilizzatori optano per migliorare l'igiene con l'azione meccanica della carta. La sequenza può essere diversa da persona a persona: evidentemente ci sarà chi usa la carta prima del lavaggio, chi dopo, chi solo il bidet automatico e chi invece non lo usa affatto, preferendovi la carta igienica.
Un secondo optional comune è l'asciugatore ad aria, spesso regolabile tra i 40 e i 60° per asciugare le zone intime dopo averle lavate con il bidet integrato. Si possono avere anche sedili riscaldabili, tra i 30 e i 40°: un coperchio automatizzato, con sensore di prossimità/vicinanza, che si aprirà e chiuderà a seconda della posizione dell'utente, sciacquone automatico, deodorante automatico per l'aria, una superficie resistente ai germi. Alcuni modelli progettati specificatamente per gli anziani includono braccioli e automatismi che aiutano a riprendere la posizione eretta dopo l'uso. Per evitare rumori causati dall'urto del coperchio nella chiusura (che la cultura giapponese ritiene alquanto imbarazzanti), possono esservi dei "rallentatori" alla stessa, o il coperchio si può chiudere automaticamente dopo che sia passato un certo tempo dal risciacquo. L'introduzione più moderna è il sistema deodorante all'ozono che elimina rapidamente l'odore: inoltre, ci può essere una memoria del tempo di utilizzo, o una modalità di risparmio energia, che riscalda l'asse solamente negli orari in cui è probabile che ci sia utilizzo, sulla base di dati memorizzati: alcuni modelli possono illuminarsi nel buio o addirittura essere forniti di aria condizionata. Innovazione recente sono dei sensori intelligenti che recepiscono la presenza di qualcuno davanti alla toilette, e ne alzano il solo coperchio, se la persona dà la schiena al sanitario stesso, o il coperchio e l'asse, in caso si stia guardandolo. Una toilette che si possa guidare con comandi vocali è ancora in fase di studio.
Diciamocelo. I Giapponesi ne cagano.
あなたの
先生Misciu

domenica 11 marzo 2012

私は日本が大好き - Watashi wa Nihon ga daisuki

Ci sono dei post che si scrivono da soli. Proprio un anno fa esatto, ho passato un periodo terribile. Ma non per cose che riguardavano me in prima persona, ma per quello che accadeva a più di 10.000 km da noi. Per chi se ne fosse dimenticato, la costa orientale del Giappone fu colpita da uno tsunami causato da un sisma di magnitudo 9. Se volete avere una minima idea di ciò che è successo, vi consiglio questo video.
Scenari apocalittici: onde immense che spazzano via intere città, terremoti che scuotevano palazzi come se fossero di carta. E tutto, diciamolo, alla nazione più evoluta in assoluto. Pensate cosa sarebbe successo se lo tsunami avesse avuto origine al centro del Mediterraneo.
Fu molto strano. Solitamente queste cose non mi colpiscono così tanto. Rimasi giorni e giorni a guardare SkyTg24 per essere informato il più possibile su tutto questo. E divenni pure un semi-esperto di centrali nucleari. Era un argomento che mi aveva sempre affascinato, ma ero pienamente consapevole dei rischi che ne potevano derivare (Cernobyl, Kyshtym e Three Miles Island). Fortunatamente anche l'Italia se ne rese conto, abrogando la norma con il referendum, nonostante le false promesse dello psiconano.
A un anno da quel disastro, nessuno ne parla più. Per la precisione nessuno ne ha più parlato dopo un mese, nonostante le scosse continuassero, ma ormai non faceva più notizia. Un anno fa il Giappone aveva 54 reattori nucleari attivi, ora solo 3 sono in funzione. L'incidente di Fukushima è stato classificato allo stesso livello di quello di Cernobyl. Ma tengo a dire una cosa: dopo quasi un ora di ricerche ho capito che non c'è rischio ad andare in Giappone, nè bisogna prendere precauzioni sul cibo che proviene da lì. Miss Hanna Minx arrivo!
Il Vostro
Akihito

sabato 10 marzo 2012

La schedina del weekend: 10 - 11 marzo 2012

Prima dei pronostici di questa settimana, voglio far notare una cosa:
http://misciuworld.blogspot.com/2012/03/la-schedina-del-weekend-03-04-febbraio.html
La settimana scorsa la mia schedina difficile era vincente. E non l'ho giocata. Non aggiungo altro.

Ecco le mie scommesse per questa settimana: facile a sinistra, difficile a destra.

venerdì 9 marzo 2012

Amala

Devo fare gli auguri a qualcuno di speciale. Ricordo ancora il primo giorno in cui il cui le nostre strade si sono incrociate per la prima volta. Era una giornata d'estate del 1997. Ci presentò quello che poi diventò un nostro amico in comune, Luigi Nazario da Lima, che mi fece notare per primo quanto tu fossi bella ed unica.
I primi periodi furono molto duri, ma rafforzarono il nostro rapporto. La gente ci guardava e non capiva il perchè ci tenessi così tanto a te, nonostante ci fossero tante altre alternative. Io avevo occhi solo per te.
Non dimenticherò gli anni di sofferenze, come non dimenticherò gli anni delle gioie. Una persona in particolare vide in te delle potenzialità che solo noi che ti amavamo riuscivamo a vedere, Josè. Ti rese bella agli occhi di tutti. E il 22 maggio del 2010 divenni unica, non solo per noi, ma per tutto il mondo. Ed era un fatto indiscutibile. Come in un film americano, da brutta e sfigata eri diventata la regina del ballo. In molti erano gelosi di noi e della nostra felicità. Molti ti odiano solo per questo. Non capiscono come sia stato possibile. Ma noi credevamo in te, ci crediamo ora e ci crederemo sempre. I tuoi colori sono dentro di noi. La nostra passione ti sosterrà sempre. Ti adoreremo sempre, per quanto tu possa essere pazza, ti difenderemo sempre da chi ti vorrà far del male, ti ameremo ed onoreremo finchè morte non ci separi.
Sei una gioia infinita.
Auguri amore.

giovedì 8 marzo 2012

A A Abbronzatissimi

Mentre ognuno di noi porta avanti la propria misera vita, è in corso la più grande tempesta solare degli ultimi cinque anni. Dato che i telegiornali se ne fregano di trattare eventi di grandezza galattica, ma pensano a Balotelli che si vuole sposare, ve lo spiego io. Una tempesta solare è un disturbo della magnetosfera terrestre, di carattere temporaneo, causato dall' attività solare. Durante una tempesta solare il Sole produce forti emissioni di materia dalla sua corona che generano un forte vento solare.
Gli effetti solitamente non sono preoccupanti, ad esempio ci sono aurore polari di eccezionale bellezza e intensità visibile anche a latitudini medie (ma la Luna piena ne rende difficile la visione). Il più grave per una civiltà come la nostra sono possibili problemi nelle telecomunicazioni satellitari, a terra e nei sistemi Gps. Ma nulla di irrimediabile. Immaginate quanti milioni di anni esiste la terra e quindi quante tempeste solari ha passato.
Secondo la NASA però è prevista una catastrofica tempesta solare è prevista nel corso dell'anno e metterebbe a repentaglio quasi tutti i sistemi viventi sulla Terra. La NASA non ha mai dato credito alle profezie Maya e Hopi, ma ha pubblicato un dossier che parla esplicitamente dei rischi potenziali per una serie di eventi catastrofici che avverranno entro il 2012. Questi eventi verranno caratterizzati da bombardamenti di vere e proprie tempeste solari e di sciami meteoritici.
Ecco i perché delle basi sotterranee e della raccolta di sementi che vengono conservate presso l'Isola di Svalbard. Queste hanno la capacità di contenere 4,5 milioni di diversi campioni di sementi. Esse si trovano nella regione artica di stoccaggio nel caso di un futuro disastro che potrebbe eliminare le colture alimentari. La posizione è stata accuratamente scelta per prestare la massima protezione per i semi. I sotterranei sono stati costruiti in modo che i campioni restino congelati, anche senza elettricità.
Attualmente il pericolo è che si ripeta il potente fenomeno magnetico che nel 1859 mandò in tilt le telecomunicazioni: dall'elettricità al telefono ai sistemi di sicurezza, sono a rischio blackout tutti i servizi essenziali. Una replica attuale di quell'evento potrebbe causare una devastazione economica e sociale significativamente più ampia e potenzialmente catastrofica.
Ma perchè scatenare il panico? Infondo mancano ancora 9 mesi a dicembre. Stiamo scialli.
Il Vostro
Charles F. Bolden

mercoledì 7 marzo 2012

No è che mi è entrata una bruschetta nell'occhio

Questi due giorni di treno come sempre sono stati fruttuosi per nuove idee del blog. Penso che ne scriverò un paio per puoi lasciarli in standby per eventuali periodi di magra. Ma oggi voglio parlare di pianti e lacrime.
Per Ippocrate e la medicina medievale, l'origine delle lacrime era da attribuirsi allo stato umorale del corpo, mentre il pianto era percepito come una purificazione del cervello dagli eccessi umorali. Adoro le spiegazioni mediche greche: alla fine hanno sempre quel risvolto semi psicologico che tutti immaginiamo. Ultimi studi invece sostengono che le persone si sentono "meglio" dopo aver pianto, a causa dell'eliminazione di ormoni associati allo stress. In altre parole ci sentiremmo meglio dopo aver pianto perché le lacrime “laverebbero via” le sostanze chimiche prodotte dallo stress.
In media gli uomini piangono una volta ogni mese, mentre le donne piangono almeno cinque volte al mese, quando il pianto può incrementare anche di cinque volte, spesso senza evidenti ragioni. In molte culture è più socialmente accettabile per donne e bambini piangere che per gli uomini: viene insegnato che non è da maschi piangere. Non c'è niente di più sbagliato. Una spiegazione può essere che chi piange attira l'attenzione su di sé. Se un uomo piange, vuol dire che la situazione è grave, allora siamo spinti a riflettere e a cercare una soluzione. Molti uomini preferiscono controllare il pianto, con la conseguenza che per esprimere ciò che hanno dentro, tirano fuori comportamenti rabbiosi, culturalmente più virili.
Trattenere le lacrime fa aumentare la tensione all'interno creando stress. Ci sarebbero anche altri modi per sfogarsi quando si è soggetti a forti emozioni, ma se la natura ci ha programmati per versare gocce dagli occhi, perchè non farlo?
Il Vostro
Jonathan Rottenberg

martedì 6 marzo 2012

Vibrazione [mode: on]

Alzate il volume, ma non troppo, e guardate almeno il primo paio di minuti di questo video che riassume graficamente e acusticamente un anno di scosse di terremoto in Giappone, indicando localizzazione, intensità e profondità. Vengono mostrati solo scosse di magnitudo 3 o superiore. 
All'inizio il video è affascinante: rivela con forza visiva quanto siano frequenti i terremoti e di conseguenza quanto siano stupidi i vari tentativi alla Bendandi di correlarli ad allineamenti planetari o astrali. Poi arriva la grande scossa, e quel ribollire che ci aveva impressionato all'inizio assume tutt'altra proporzione.
Questo è il pianeta che abitiamo. È fatto così, che ci piaccia o no. È violento e inospitale. O meglio, è indifferente. Non gliene frega nulla delle nostre aspirazioni, delle nostre guerre imbecilli e delle nostre visioni romantiche che lo dipingono come la culla ideale donataci per intercessione divina. Prima ci svegliamo e accettiamo questo fatto e meglio è per tutti.

lunedì 5 marzo 2012

Dream on

I sogni sono premonitori o semplici elementi del nostro subconscio? Chi non ha mai sognato un qualcosa che desiderava tanto. E non so come, ma almeno per le prime ore successive dopo il risveglio ci si sente felice proprio grazie a quel sogno. A chi non è mai capitato molte volte di fare sogni, in un certo senso, anche premonitori. E sebbene sia una cosa infantile, si desidera vivamente che anche quel sogno diventi tale. Ma non si sa se tutto ciò è derivato dal nostro subconscio, che desidera questa cosa.
Secondo me tutto ciò che si sogna fa parte del nostro inconscio. Di solito i sogni tendono a rappresentare le emozioni, stati d' animo, o ripetere azioni che abbiamo fatto nella nostra vita da svegli o ci rivelano ciò che ci piacerebbe fare. E' chiaro quindi che se durante il giorno si ha un pensiero fisso, la notte si sognerà quella cosa, ancor più se questo pensiero suscita in te forti emozioni. I sogni non vanno definiti però semplici elementi del nostro subconscio, poiché sono questi che in qualche modo definiscono il nostro essere realmente. Non penso che un sogno possa in qualche modo "dire bugie", anzi avvolte riescono a delineare la realtà delle cose e ci aiutano a riflettere.
I sogni non sono altro che dei destrieri liberi di correre senza cavaliere.
I destrieri sono i pensieri, che in stato di coscienza dominiamo. 
Il Vostro 
Steven Tyler

domenica 4 marzo 2012

C'è della chimica là fuori

Buon pomeriggio ragazzi. So che di domenica non si fanno lezioni, ma ringrazio la vostra buona volontà nell'essere venuti qui quest'oggi. Oggi parleremo di chimica, anche se non proprio di quella che interpreta e razionalizza la struttura, proprietà o trasformazioni della natura. C'è chi la chiama alchimia, ma più comunemente feeling.
La nostra vita si basa sulla chimica. La maggior parte dei nostri rapporti o delle nostre passioni non ha dei veri e propri motivi. Tanto che alla domanda "perchè ti piace?" rispondiamo "mi piace". La chimica è la parte più nascosta dell'inconscio: ti porta verso ciò che vuoi (consciamente od inconsciamente) in ogni caso.
Ma non è solo una ragione psicologica. Il cervello produce delle sostanze chimiche, i neurotrasmettitori del piacere, che sono noradrenalina, feniletilammina e dopamina. Vengono rilasciati in quantità maggiori quando Sono le solite sostanze che vengono prodotte quando si prova piacere: noi proviamo piacere quando questi vengono rilasciati. Abbiamo bisogno di queste sostanze nel cervello, come una vera e propria droga.
Quando c'è chimica è facile accorgersene. Si può rimanere mesi senza vedere e/o sentire una persona, ma quando si ha la possibilità di rapportarsi con essa, sembra che il tempo non sia mai passato. Certo questo legame ci deve essere da entrambe le parti: nel caso che venga solo da una parte va definito "attrazione", e non ha bisogno di un riscontro.
Puoi passare anche due anni senza sentire una persona, nonostante tu la veda tutti i giorni. Avete litigato e non ci parli. Poi un giorno basta una piccola cosa che sblocca l'ingranaggio del silenzio e fa ripartire tutto. E tutto ricomincia come nulla fosse mai successo o interrotto. In quel momento forse rimpiangi di aver perso due anni di relazioni, ma sai che comunque è servito per qualcosa. In natura tutto è perfetto, se succede qualcosa è perchè deve succedere.
Il Vostro
Antoine-Laurent de Lavoisier 

sabato 3 marzo 2012

La schedina del weekend: 03-04 marzo 2012

Voglio buttarmi nel mondo dei pronostici da oggi. Le quote sono prese dal sito della Bet1128 (magari le prossime volte, se ci saranno, userò qualche sito di betting più conosciuto).

Scommessa semplice. Vincita potenziale: 120,48
Udinese - Atalanta                     1          1,77
Siena - Cagliari                          1X        1,28
Reggina - Ascoli                        1           1,70
Rangers - Hearts                       1           1,75
Montepaschi SI - Armani MI     1           1,25
Francia - Irlanda                        1           1,30
L'Udinese in casa non dovrebbe avere tanti problemi contro l'Atalanta che lontano da Bergamo non esalta. Stessa cosa per il Siena che fa del Franchi la sua fortezza. Il Montepaschi (basket) e la Francia (rugby) hanno uno scontro di vertice, ma entrambe lo affronteranno col pubblico a favore. Gli unici veri rischi possono venire dalla Reggina, che con una vittoria entrerebbe in zona play off, e dei Rangers che nonostante ormai siano fuori dalla lotta al titolo affrontano un Hearts in pessimo stato.

Scommessa difficile. Vincita potenziale:  600,81
Palermo - Milan                         2           1,80
Bologna - Novara                      1            1,80
Liverpool - Arsenal                    X2         1,75
Tottenham - Man Utd                2            2,47
Real Madrid - Espanyol             1H(-2)   2,00
Benfica - Porto                          GG        1,95
Solo due sconfitte questa stagione per il Palermo in casa, ma il Milan in Sicilia non ha mai avuto grandi problemi. Il Bologna si gioca gran parte della salvezza domenica, ma dovrebbe avere la meglio contro un Novara allo sbando. L'Arsenal ha riposato la scorsa settimana, quindi potrebbe impensierire un Liverpool ancora imbattuto in casa. Lo United dovrebbe avere vita facile a White Heart Lane, ma puntare contro le squadre di casa in Inghilterra è sempre un rischio. La vittoria larga del Real mi sembra una delle quote più plausibili. Benfica e Porto si giocheranno il più classico degli scontri al vertice: pari punti, stessi gol fatti, chi perde rischia di dire addio al titolo. Il pareggio con gol mi sembra la giocata più intelligente.

venerdì 2 marzo 2012

Nazionali senza filtro

Mi sento lievemente censurato. Vado dritto al punto. Da quando ho il blog (poco meno di un mesetto) alla fine ho parlato di tutto ciò che mi pare. Nonostante sia un grande sostenitore di libertà di parola su internet, c'è qualcosa che mi blocca. Ma non è assolutamente qualcosa di esterno, ma una sorta di filtro mio mentale interno che mi impedisce di parlare di certe cose. Non cose mie, dato che non mi piace farlo dato il mio codice di etica internet personale, ma di cose in generale.
In fin dei conti certi argomenti sono delicati, non pensando alle persone dato che il chi lo legge lascia il tempo che trova. Facendo questo blog voglio essere il più chiaro possibile, e chi mi conosce sa che considero la mia sincerità uno dei miei pochissimi pregi [1]. Quindi da ora in poi toglierò il filtro.
Cambiando lievemente argomento, questa settimana ho scritto ogni giorno cose mie, ho cambiato un po' il blog e sono arrivati i primi commenti dei lettori. Inizia ad arrivare qualche soddisfazione inaspettata in fin dei conti. Non è una fatica, è solo un piacere scrivere qui. E da oggi in poi farò in modo che sia più libero del solito. Cazzate, zero frustrazioni, ma non escludo qualche ragionamento interiore.
Ma con grande umiltà e sempre con massima ironia.
Con stima
Il Vostro
Beta Test
[1] Lo sapete che bluffavo. I miei pregi non sono pochi.

giovedì 1 marzo 2012

Ma io lo seguo da sempre

Per chi non lo sapesse oggi è morto Lucio Dalla. Quindi oggi di cosa parlerò? Di buonismo.
Ormai nell'epoca dei social network tutti alla morte di qualcuno diventano fan. Questo lo dobbiamo indirettamente anche a Wikipedia che rende a portata di tutti carriere intere, cosa che solitamente conoscono solo i veri fan. Ma questo è solo un piccolo esempio nell'immenso e sterminato mondo del finto buonismo. Il posto dove potete trovarne di più è senza dubbio Forum. Che non si limita solamente a quello ma sguazza anche fra i luoghi comuni più disparati. 
Ma è qualcosa che succede anche ai media che in vita non ne parlavano nemmeno per sbaglio, alla morte mega servizi. In passato uno degli esempi più clamorosi fu Alex Baroni, in vita musicalmente lo conoscevano in due, salvo essere, dopo la morte, elogiato da tutti come perdita terribile per il mondo della musica. Ultimamente come dimenticare il trattamento riservato a Michael Jackson: in vita pedofilo, appena morto tutti ad ascoltare Thriller.
E poi mai e poi mai parlare male di un morto: passi dallo stronzo, al senza cuore o insensibile. Ma si dai. Avete ragione voi con il vostro finto buonismo.
Il Vostro
Rito Dalla Chiesa